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L'infanzia, la guerra e le scuole

Salvatore Butera è nato a Palermo il 14 maggio 1937 in una casa al n.16 di Via Rosolino Pilo in pieno centro. Il padre, procuratore legale e avvocato, dopo la guerra aveva lavorato in banca e nel ’24 alla vigilia delle nozze era approdato al Banco di Sicilia dove dopo una breve ma brillante carriera divenne dirigente. Cattolico fervente negli anni ’20 creò e guidò molti circoli giovanili di Azione Cattolica fino a divenire uno dei fondatori del movimento cattolico in Sicilia e a ricoprirvi le più alte cariche. 
La madre Giuseppina Orlando, anche lei giovanissima impiegata in banca, era una donna di grande intelligenza e cultura.
 L’infanzia di Salvatore Butera coincide in sostanza con gli anni della guerra, trascorsi fra la casa di Palermo,  alla Rocca presso Monreale e il paese di Vallelunga dove il padre ufficiale del Genio  dovette raggiungere il suo Comando. 
Rientrato a Palermo nel ’44 , dopo la tragica e dolorosa prigionia del padre in Africa, Salvatore frequenta le elementari presso le suore di S.Anna in via  Dossuna. 
Nel ’48 si trasferisce a Roma con la famiglia ove frequenta la scuola media presso  l’istituto S. Leone Magno dei Fratelli Maristi in via Montebello. Nel giugno del 1950 il padre muore a soli 52 anni. Salvatore con la madre rientra a Palermo ove si iscrive all’Istituto Gonzaga dei Padri Gesuiti che frequenterà regolarmente fino alla maturità conseguita nell’estate del 1955. La scelta della facoltà universitaria è quasi obbligata: giurisprudenza  rispetto a diverse inclinazioni verso le lettere e la storia. Il cursus universitario è  breve e brillantissimo: Salvatore si laurea nella sessione di giugno 1959  con una tesi di diritto amministrativo (oggi sarebbe stato diritto pubblico dell’economia) sulla attività amministrativa dello Stato nel campo dell’economia con il massimo dei  voti e la lode, relatore il prof. Pietro Virga. Nell’estate del ’58 aveva conosciuto Adriana Cilento di famiglia napoletana che nel ’62 diverrà sua moglie. Avranno due figli: Andrea nato nel 1965 e Francesco nato nel 1969.  

Il lavoro

Il giovane neolaureato ha molte ambizioni e  partecipa a impegnativi concorsi  per funzionario parlamentare alla Camera dei Deputati e al Senato. Dopo oltre un anno viene chiamato al Banco di Sicilia che per tradizione assume i figli dei dipendenti defunti prematuramente. Entra in banca nel novembre del 1960.  Vi percorrerà una carriere brillante e veloce che lo porterà già nel 1989 al grado di dirigente centrale. Fra il novembre 1963 e il giugno 1964 distaccato dal Banco segue il corso annuale di management presso l’ ISIDA di Palermo, allora istituto di eccellenza per programmi e docenti Al  rientro dall’ISIDA viene assegnato all’ufficio Contenzioso centrale.
Segue  per conto del Banco di Sicilia l’ultima parte del processo  a Carlo Bazan già presidente del Banco stesso e viene a contatto con l’allora direttore generale prof. Francesco Bignardi che presto lo chiama a capo della sua segreteria. Nel frattempo si erano rafforzati i legami della vecchia amicizia risalente agli anni della scuola con Piersanti Mattarella e con suo fratello Sergio. 
Nel ’71, morto il padre, Piersanti Mattarella dopo una forte affermazione elettorale inizia la sua carriera di uomo di governo alla Regione assumendo il ruolo di assessore alla presidenza delegato al bilancio che terrà con responsabilità e successo crescenti fino al ’78 quando diverrà presidente della regione. In quegli anni il comune impegno per il Mezzogiorno (che allora appariva ancora un traguardo perseguibile) unisce Mattarella e Butera in una collaborazione amichevole e disinteressata  fatta di fitti scambi di vedute e di scritti sui temi che più li interessavano e che sfoceranno nel ’78 appunto nella nomina di Butera a consigliere economico del neo presidente. 

Butera giornalista

Nel frattempo l’attività giornalistica di Butera conosce nuovi passaggi. Dopo  aver esordito a poco più di vent’ anni sul quotidiano “Sicilia del Popolo” di Palermo con pezzi da terza pagina, Butera collabora negli anni ’60 al “Giornale di Sicilia” sempre con pezzi di taglio culturale, sotto la guida di Giuseppe Servello, un esperto giornalista meridionale cresciuto alla scuola di Pietro Bianchi. 
Tornerà al “ Sicilia” molti anni dopo come editorialista dei temi economici e meridionalisti  sotto la direzione di Lino Rizzi e di Fausto De Luca, fino alla metà degli anni ’80. Questi testi saranno poi raccolti nel volume “L’utopia meridionale” edito da Palumbo con la prefazione di Sergio Zoppi. 
Sospesa la collaborazione al “Giornale di  Sicilia” inizia quella con “Il Sole 24 Ore” che durerà fino ai primi anni 2000. E’ una delle esperienze giornalistiche più importanti e prestigiose di Butera che diventa un vero e proprio terminale siciliano del grande quotidiano economico (e del collegato settimanale “Mondo Economico”), allora diretto da Gianni Locatelli con l’ausilio di due grandi vice come Antonio Duva e Salvatore Carrubba. In quegli stessi anni inizia la collaborazione al quotidiano cattolico “Avvenire” (sarà Butera l’autore del fondo del giornale sul memorabile grido antimafia di Papa Woitila nella valle dei templi di Agrigento). In seguito collaborerà sempre con fondi di natura economica anche con il quotidiano “L’Arena” di Verona allora diretto da Albino Longhi.  

Il lavoro con la Svimez

Nel frattempo ha incontrato Piero Barucci, ordinario di storia delle dottrine economiche presso l’Università di Firenze,  il quale ha curato l’edizione degli scritti di Pasquale Saraceno. La vicinanza con questi due personaggi gli fa conoscere meglio la SVIMEZ (Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno) per conto della quale conduce una complessa e lunga ricerca sul rapporto  della Sicilia con il Mezzogiorno che apparirà nel 1981 per le edizioni Giuffrè di Milano nella collana Rodolfo Morandi della stessa SVIMEZ  con il titolo “Regionalismo siciliano e problema del Mezzogiorno”, un libro che avrà fra gli altri l’apprezzamento di Giuseppe Giarrizzo, l’illustre storico catanese. Altra amicizia decisiva quella con Aldo Scimè, alto funzionario e poi segretario generale dell’Assemblea regionale siciliana, il quale lo inserirà giovanissimo nel comitato di  redazione dei volumi della collana dei classici della cultura  siciliana edita in coincidenza con il ventennale della Autonomia regionale (1967) e successivamente nel  comitato di redazione di “Cronache Parlamentari Siciliane” e poi de “Il Mediterraneo”, rivista della Camera di Commercio di Palermo voluta dall’allora presidente Enzo Agnello. 

Il Servizio Studi del Banco di Sicilia

Dopo la tragica morte di Mattarella rientra al Banco di Sicilia e precisamente al Servizio Studi col grado di vice direttore. Da allora in avanti fino al 1997 resterà sostanzialmente alla guida del servizio di cui avrà la titolarità formale a partire dal 1985. Sono forse gli anni più fecondi e felici colmi di soddisfazioni e di riconoscimenti. 
Inizia in qualche modo la “vita pubblica” di Butera che nel ruolo di guida del prestigiosissimo Servizio Studi del Banco terrà una serie infinita di conferenze relazioni interviste. Avvalendosi dei molti rapporti amichevoli intrecciati con esponenti della stampa negli anni della Presidenza  crea al Banco di Sicilia una struttura vera e propria di ufficio stampa che reggerà per molti anni insieme alle relazioni esterne della banca. 
I lavori del Servizio Studi raggiungono in quegli anni un livello qualitativo molto elevato ma anche una diffusione prima mai registratasi. Crea fra l’altro il periodico “Lettere e Numeri” cui collaborano come fondisti fra gli altri Romano Prodi, Sergio Zoppi, Giuseppe De Rita, e destinato al personale della banca. Grande successo e risonanza ottengono i rapporti dedicati a realtà urbane come Palermo e Catania, presentati in pubblico con molta enfasi.

Professore a contratto

 In quegli stessi anni Butera inizia  la sua attività di professore a contratto, prima presso l’Università di Messina, poi a Palermo (Facoltà di economia e commercio, Facoltà di scienze politiche) conclusa poi con un settennio di docenza di Teoria dello sviluppo economico tenuto presso la Facoltà di Scienze della formazione di Palermo. Nel settembre del ’93 la “rivoluzione” al Banco di Sicilia lo vede tra i protagonisti dato che i  nuovi amministratori, scelti dalla Banca d’Italia e dal Tesoro, lo identificano come uno degli alti dirigenti in grado di prendere in mano il testimone per un nuovo tratto di cammino. Ma non tutto va per il verso giusto. Agli inizi del ’97 non regge alle pressioni sul Servizio Studi e preferisce mettersi in pensione. Non ha ancora compiuto sessanta anni. 

Presidente della Fondazione Banco di Sicilia

Dopo un paio d’anni il ministro del Tesoro Carlo Azeglio Ciampi lo sceglie quale presidente della Fondazione Banco di Sicilia. Il decreto verrà firmato da Giuliano Amato, succeduto a Ciampi nel frattempo divenuto capo dello Stato. I sei anni alla guida della Fondazione sono  pure fervidi di risultati e di soddisfazioni. Con  pochissimi mezzi e molta buona volontà prende in mano la situazione. Villa Zito è un palazzo chiuso e impolverato. In breve volgere di tempo diventerà quella che è oggi ma sarà anche la sede riconosciuta della cultura a Palermo, con un fervido rapporto con le associazioni e i movimenti di Palermo per la musica, per l’arte, per la conservazione del patrimonio artistico.
Alla fine del suo mandato il 30 dicembre 2005 un cartello di organizzazioni culturali gli conferisce la prima edizione del premio detto appunto “delle associazioni” che da allora ogni anno viene assegnato nei saloni di Palazzo Raffadali. Negli stessi giorni viene confermato, su designazione della Conferenza Episcopale Siciliana, consigliere generale e poi consigliere d’amministrazione della stessa Fondazione Banco di Sicilia, ora presieduta da Gianni Puglisi. 
Nel 2005 viene anche chiamato a far parte del consiglio di reggenza della Banca d'Italia di Palermo.

Nell’autunno del 2008 accetta la presidenza della Fondazione Salvare Palermo chiamato dalla fiducia unanime del nuovo consiglio d’amministrazione. Nel frattempo ha tenuto il ruolo di  editorialista del supplemento palermitano del quotidiano “La Repubblica”,  attività che dal 2005 si infittisce fino alla composizione di un nuovo volumetto che raccoglie un gruppo di articoli dal titolo ”La città sconosciuta” edito da  Kalos.
Nell’ ottobre del 2012 lascia la presidenza della Fondazione Salvare Palermo.

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